mercoledì 30 agosto 2017

disillusione

DISILLUSIONE 

C’è disillusione appena dissimulata
in un sorriso
oggi sulla mia tavola.
Sta lì arrogante a farla da padrone
insieme alle stoviglie
ed alle bibite.
Galoppa tra le portate 
con la sua polverina velenosa.
La porge premurosa
a chi chiede sale
e fa foto-ricordo
ad ogni commensale.
Guai a darle conto,
ha un’aria da giudizio universale.

Vorrei offrire a tutti il mio latte,
vorrei almeno un figlio
-o forse no!

martedì 29 agosto 2017

l'anima di un'ombra

L'anima di un'ombra 

Ho mandato la mia anima
in Cassa Integrazione
L'ho fatta assumere
dalla mia ombra.
Non sapevo più dove metterla
né come mantenerla
né con precisione che farne:
un lusso insomma
Serviva per l'al di là?
Per la verità mi dava fastidio 
l'idea che me lo fregasse
Insomma ho alterato la circolazione
Adesso è l'anima di un'ombra,
era ora che anche le ombre avessero anima!
Così però a me non serve nemmeno più
un al di là

lunedì 28 agosto 2017

contorni


CONTORNI

Cerco l'altro gruppo
quello cui appartenni 
fino allo spegnersi della fantasmagoria dei corpi.
Si dileguò, ma dove?
Nessuno lì era stato sconfitto e io
avevo lo scontrino col mio nome.

L'edicola espone i giornali del mattino,
i grossi titoli in neretto: 
FURTO SENSAZIONALE
Uomo senz'ombra 
ruba i contorni delle cose.
Si nascondeva in un cono d'ombra.
Preso.
Fucilata la sua non-ombra.
Centro al primo colpo.

Ho fatto collezione di gruppi

anemici, non mi interessavano i loro re
ma il loro disinteresse per me.
Ho sempre ridacchiato
si prestavano l'un l'altro i lineamenti
e bisbigliavano di cose fungibili

Adesso basta. 

Ho spaventato tutti i bisbigli
sono fuggiti.
Voglio dormire
nuda e con un volto.

Non importa di chi sia
I suoi contorni li ho io.

domenica 27 agosto 2017

Communis opinio


COMMUNIS OPINIO


Rifletto ciò che
in me si riflette,
in un gioco infinito
e maldestro
di specchi spezzati.
Un muro di giornali impazziti
accorcia distanze
tra notizie infinitamente lontane,
malate assonanze,
divorando letture, lettori
Ridda intrigante, obesa di voci allucinate
dall'essere scritte,
dall'essere dette,
dall'essere udite,
dall'essere lette
Cavalli al galoppo:
indosso alchimie perforanti
di voci, visi, attese, respiri
come calze di seta sul volto
a mummificare espressioni
gonfiate,
sudari sudati
mentre Satana legge il giornale.
Esplosione!

giovedì 24 agosto 2017

una casa

UNA CASA 

Ti incontrai
quasi per caso
sulla battigia
come s'incontra il proprio
smarrimento ambulante,
Mi vennero incontro i tuoi sassi.
Ti rotolavano dietro e davanti,
eri tu a rotolare.

Dovevi aver fame come me
pensai, e poi l'avresti avuta ancora
e ancora, uguale a me,
con intensità. 
Non si abdica facilmente
a certi doni di natura.

Da chi venne la domanda:
“chi sei?”
forse la pronunciammo insieme.
Nessuno di noi però rispose.
A che sarebbe servito un nome:
possibilità, impossibilità 
tutto poteva venirci addosso.

Per un attimo fummo ospiti
dei nostri sguardi,
del nostro ventre anche.
Una casa è così 
che si mette su:
con lo sguardo e col ventre 

Ma una cosa come questa
non l’ho detta mai.

mercoledì 23 agosto 2017

bambola bambina

BAMBOLA BAMBINA

Doccia adesso alla bambola bambina
ha sporcato il suo vestito.
Di chi è la colpa?
di chi

Cosa cercare in me, cosa trovare?
L'uscio di casa è aperto
m'intrufolo
anche le porte sono aperte al vento
ma la casa violenta è vuota,
lattine per terra abbandonate,
residui di cibi.
Sparso è per terra
anche il sale del mio furore,
chi se n'è voluto disfare?

Nelle latrine
il diario-del-per-sempre
dove mi bombardavano i messaggi
del mio io selvaggio
Quant'era caldo allora e rosso
il mio bel sangue!
Il diario adesso ha tutti i fogli bianchi
come se mi fossi ingoiata giorno-per-giorno,
la mia immortalità da pagina
scritta


Doccia adesso alla bambola bambina
ha sporcato il suo vestito.
Di chi è la colpa?
di chi


Ho aperto l'ombrello sperando ricordasse,
almeno lui,
quando la pioggia piangeva
e ogni goccia era l'ultima maschera del sole
che mi guardava e io lo ricambiavo
Ho aperto anche l'ombrello che
m'inventava al vento
e gli diceva che io qui ero
più furiosa di lui
ero furiosa

Il mio ragazzo (i suoi baci), la mamma, le sorelle
gli amici di un tempo amico,
quei personaggi vivi
ora sono lisci, intonacati
morti,
quasi fossero vissuti solo
nella rabbia mia
Ora sollevo polvere di calma
e mentre sfoglio la mia rassegnazione
nelle mie vene scorre freddo
un sangue bianco


Doccia adesso alla bambola bambina
ha sporcato il suo vestito.
Di chi è la colpa?
di chi



E' sua la colpa:
ha rinunciato a
rubare 
nei tubi dove scaricano i miracoli



giovedì 17 agosto 2017

frugare

FRUGAVO 

Le mani in tasca, frugavo
inconsciamente,
come sempre,
come tutti,
quasi sperassi di trovarvi
il biglietto vincente
della mia lotteria personale.

La carta di una caramella
riempiva ora le dita.
febbrilmente l'arrotolavo,
l'arrotolavo...
Che farne?
Era tutto quel che avevo trovato
difficile
accettarlo.
Ma come era bello sapere
che la tasca, almeno quella, 
non era bucata...






Lo sconosciuto

Qualcuno che conosco?
Certo che no!

Gli ho fatto visita
silenziosamente, al lume di candela.
Le sue follie gli ballavano attorno
profumate, seducenti
insieme alle bugie.

Non è stato facile
non voleva stare fermo
Era in fibrillazione
o era un'apparizione?

Pieno di lamiere contorte
come un veicolo dopo
un incidente, 
non era illuminato,
nemmeno al buio
in penombra direi,
ma già in agguato.

Gli andavo in braccio
con tenerezza e rabbia,
la rabbia delle piccole insolenze
con le punte spinose di carciofo
che solo io e lui sapevamo a chi

Tra le lamiere si formava di continuo qualche 
ombra spezzata: un' immagine, un volto,
una parola 
e lui lì soprattutto indugiava
dove ancora non si sa ciò che comincia
Quasi che l' inizio potesse già dare conto della fine
e anche di una non-fine

Ha un'amante, 
si girava di continuo a cercarla,
il suo sguardo gli arrivava
da un abisso in movimento
e in quell'abisso lui con gratitudine
precipitava
ma non so se poi i due si incontrano 
quando io sono senza rossetto
Val la pena essere l'amante di uno sconosciuto?

Mi ha detto soltanto: ecco sei venuta

mercoledì 16 agosto 2017

Entro nella mia storia Porte chiuse

IN QUESTA STORIA

Entro in questa storia come 
da porta chiusa
nelle stanze di casa,
-spicchi di vita squinternati
bottiglie vuote di ogni convenzione-
sbattono solo lame di luce fioca
che attraversano
le fessure dell’inizio

e quanti nomi ancora da snidare
dove il ragno odia la propria
tela 
il mio in rovina
mette a nudo
il tuo che si allontana
sempre più.

Ingabbiata baruffa:
presa di coscienza non è 
subito presa di distanza.

La mano di chi?
mi afferra ora il polso


Mai

MAI

Sai tu quanto sia breve il mai?
Era come se mai il tuo volto ti fosse somigliato
veniva da un altro sussulto
da un'altro emergere
sull'uscio del cuore
parlava lingua di maschere
liquide e ventose
aveva scartavetrato
ogni desiderio acuto di sincerità
voleva solo voltare pagina.

Ascolta, un estraneo appoggia
ora al mio davanzale i tuoi lineamenti
a torso nudo mi guarda e tace,
scura ha la pelle e tace,
muove le tue gambe
mi scaraventa la calma
di una fine zoppa

domenica 13 agosto 2017

movimento

MOVIMENTO

Credo nasca da me
il tuo movimento,
quel dondolio lento
dinoccolato
con cui rapisci il mondo
e ne fai dono
ogni giorno alla nostra vita







sabato 12 agosto 2017

DIES NATALIS

DIES NATALIS

All' angolo, lì dove la strada quasi sbatte
contro di sè
quella sagoma,
indefiniti i contorni,
non vuol dir nulla.
È solo un mucchietto
senza sguardo
ne' voce,
non so da dove venga.

Il giorno che pensa a me
è solo una raccolta di telecomandi rotti
-con le batterie scariche
e una stirpe regale di chips-
eroi sconfitti di insondabili realtà virtuali
cui credere per fede
Una rivisitazione dell'al di là?
Qui non si dice ne' si ne' no
e la morte non lascia traccia.

Ma io muoio davvero

Quando la mia tenerezza
invaderà il mondo?
Quando lo accenderà
di fiamma e luce?
Ecco sarà compiuto
il tempo
mio
e il mio
insognabile sogno.
Ecco sarà il giorno
in cui nacqui
alla fine.


venerdì 11 agosto 2017

replica al seminatore

REPLICA AL SEMINATORE

Tu mi sei parola
senza età. 
Sulla porta aperta dell' uscio
passano folate di respiri
li rincorro, li indosso
sulla mia pelle cambiano colore
perché han molte voglie
Amici ampi mi vengono a trovare
ora che quasi è sera

Tu mi sei parola
su te ho gettato la mia sorte,
non cambio più discorso
non so se sia mai stata degna
di ciò che ho avuto
o avara di ciò che non ebbi mai
se ho un debito o un credito
col nullatutto
se ho afferrato il lampo di quegli occhi
e sono rimasta uguale

sbando, saltello, cado, mi rialzi
ho male
anche dove ho avuto bene
sulla porta aperta dell'uscio
piccola me
resta a guardare
in attesa di giudizio universale
che per fortuna non arriva ancora.
Ora il mio nome e il tuo si
rincorrono sul ponte


E' tenerezza e crepacuore

martedì 8 agosto 2017

parlami come se...


PARLAMI COME SE...

Parlami come se mi amassi,

il mio squilibrio spaventato
dall'incongruità del cammino
si volge e guarda: l'ora è come un velo
traspare, non appare 
ma tu, 

dammi tutti i consigli che non voglio

faccio girare il mio cerchio tra i vivi senza vita,
tra briciole di occhi che hanno perso di vista
l'uscita.
L'ala di una libellula implacabile mi pungola
per via
come un arcobaleno di desideri.

Scagliami ancora fuori dalla nebbia,

nel mio orologio gira la lancetta dei minuti
ma non quella delle ore,
le lancette non vanno d'accordo
e capisco che il tempo
ha problemi quando lo guardo
come se temesse di non esserci più
anzi, di non esserci mai stato.

Ho infilato la lingua alla cintura

dentro l'Arca di Noè tutti avevano fretta
perché il tempo era poco.
Tutti si sono affollati,
io non sono entrata
insieme a un testo che rimase fuori
ed ora mi è accanto
per parlar dell'inferno al paradiso.

Tienimi sveglia, spruzzami acqua in viso, 

se languo il mio orologio indossa
altre lancette
quella del sempre e quella del mai
la loro dimora legarono ad un elastico
teso tra la nascita e la morte 
si guardarono in faccia
così appresero
di assomigliarsi assai

evitami come una sciagura

non ascoltare se balbetto o canto,
nell'angolo della polvere
dell'Arca
ho spostato il baricentro
della voce lì dove
prima ha sete e poi ha ancora più sete
il dolore pazzo che c'è in me 
e non ha mete

Laggiù c'è un'ecclissi di luna,

ma io stringo tra le mani ciò che più non so
come se fosse un fiore bello e profumato.
E' la passione
che attende di portarmi via
lei sola può vincere il terrore.

Spiami come se mi amassi























domenica 6 agosto 2017

AMORE SBAGLIATO

AMORE SBAGLIATO
   canto d’amore

E poi ci sarà un giorno
un momento 
in cui avrà senso
che sia rimasta qui

Chi ha inventato questo ventre
che mi si svuota dentro?
Parlavo una lingua sconosciuta
per non far finire mai 
il momento bello

Ma tu non sei il mio eroe

non erano per me quelle 
prodezze
che facevano sentire
nuda la carne e senza vesti
non erano carezze.

Dov'è ora il mio eroe?
Quanto è lunga la via che 
non c’è!

Hai fatto visita ai sogni 
degli amici
hai frugato la linea di ogni mano
Vieni a vederla, ora
affrettati
Basta un attimo a 
percorrerla,
una palmo ad acciuffarla.

Questi avanzi di stupore 
nei miei panieri notturni 
pieni d’acqua basteranno
a saziare la fame dell’ eroe.

Pende dal viso uno sguardo
lascia il corpo
e corre lungo il mare

lui nuota, conosce l'inchiostro

Self-Portrait with Striped Armlets - Egon Schiele come ...

sabato 5 agosto 2017

recitare i ricordi


RECITARE I RICORDI 
-Forse erano ricordi,
quel mattino,
uscivano con me
dalla vasca da bagno,
tempie brucianti di rugiada invecchiata
in attesa di un ritorno al futuro
tempie ingioiellate di goccioline d'ombre mascherate
momenti mendicanti ore che già c'erano state
e bocche concitate
a ricrear respiri d'anima e sapori di occhi.
Ah, la prepotenza dei ricordi!
-Forse erano ricordi
nell' asciugar la pelle bagnata,
quei semi di limone
galleggianti nella vasca,
sperduti come
in una tempesta di schiuma saponata.
Ho fatto un cartoccio
per spilluccicarli lungo il percorso
li avevo confusi con il fondo della strada
era buio tutto intorno
Ah, come si dribblano i ricordi!
-Dite cosa vedete
col vostro sguardo spento
voi che penetrate oltre
ogni irridente visione.
Di me quei ricordi non sapevano nulla
noi non siamo (che) i nostri ricordi

Ricordiamo assai più di loro




venerdì 4 agosto 2017

INVETTIVA BUFFA: la bocca del poeta


INVETTIVA BUFFA (la bocca del poeta)



Non ho ancora chiuso la bocca
quale delle mie tante non so ma poco importa
ne ho tante da fare invidia a intere piazze di pettegole sfacciate e 
non rinuncio a nessuna, 
lancio letali bordate. 
Quando ne apro una devo cercare quale, 
quando le mostro tutte, interi battaglioni di/versi finiscono sull'attenti Generale. 
Spezzo parole ignote alla tempesta e al fuoco ma già inzuppate e bruciate, 
mastico sempre a destra. 
In fondo c'è Baldanza che mi aspetta (a braccetto con lei che trastullanza)
Attendo alle mie gesta e rido e rido
guardandomi le spalle con occhi intelligenti
quelli dietro la testa e sguardi incensurati
Sui vostri calli gengivali getterò il morso
del mio cavallo e grande sarà baldoria 
Non ho ancora chiuso la bocca,
quale delle mie tante non so, ma poco importa
non bastano alla mia fame nemmeno se le riempio tutte,
allora ho imparato a moltiplicarle come fa un giocoliere con le carte.
Esagerata? No!!! Al limite della sopravvivenza.
Parole incestuose inneggiano a parentali amplessi e
godono a entrar dentro e venir fuori.
Voi siete pusillanimi ombre di pulci morte, cavilli insensati e inoperosi,
piagnistei sillabati e candeggiati eppure ancora e sempre più incrostati,
invettive alla vita e alla poesia
impudenti nel continuare
a vivere e incapaci di morire.
Vi lascio a brodeggiare sulla vostra mancanza di coraggio e fantasia
























mercoledì 2 agosto 2017

Compieanno

Vorrei abitare 
luoghi amati.
sono
nel pullman che va al mio
compleanno

Non è per caso
che una suola si logora
nel camminare l'amore:
la scarpa rimane sempre nuova.

Dove sono stata e non ci sono più,
tutto è fermo e provvisorio 
insieme 
lì mi sono lasciata per ritrovarmi 

Conosco i bar con il caffè fumante
i panifici col pane fragrante
i giardini fangosi dopo la pioggia,
la persiana che non chiude bene,
i modi audaci
della gonna gialla, corta
il metrò su cui viaggia 
ora lenta ora veloce la memoria
e dice insieme
"scendo qui", "possiamo andare".

strana sensazione:
pienezza e insoddisfazione.
vivere nel ritorno e continuare ad andare,
perché
ogni volta è la prima e l'unica
all'amore.