lunedì 30 maggio 2016

I BARCONI

I BARCONI

I barconi dei migranti,
a motore rotto
senza vela nel mare,
entrano
di traverso
nelle nostre coscienze.
I barconi dei migranti
si rovesciano,
investono
la nostra vista.
Una strada senza uscita
e senza cuore,
stanno percorrendo l'orrore.
Li abbiamo
sotto di noi,
sui polpastrelli delle dita.
Passiamo ad altro canale
o giriamo la pagina
del giornale.
Loro annegano e noi
lanciamo salvagenti scaduti
alle nostre coscienze

domenica 29 maggio 2016

INDOVINA


Non parlerò mai più con te
Cosa dovrei dirti?
Che il sole sorge all'alba
e a un certo punto tramonta,
che i bimbi giocano sull'erba
e le giovani donne
si vestono a festa?
Che il prato ora è pieno di menta?
Che la fatica di vivere ci assale
e non ci fa dormire?
Che "desiderio" non è
un sostantivo solo maschile?
Che vorrei danzare?
Non parlerò mai più con te
cosa dovrei sentirmi dire:
che pensi di mancarmi?
Che talvolta mi dici
"tesoro" e poi fai finta
di niente?
Che mi auguri la buonanotte
e sai bene
che avremo una pessima notte?
Non parlerò mai più con te
Sarai tu a parlare con me:
io con te...
No, non lo dico.
Indovina

sabato 28 maggio 2016

POLPETTE DI RICORDI

POLPETTE DI RICORDI

Ricordi rotti,
spezzati, triturati,
di sensazioni sanguigne
e di odori forti,
inframmezzati
dalla mia fame di vita
e poi buttati
dentro
un destino inutile
e banale.
Anche
minima traccia
d'uno di loro
è misfatto e
può far male.
Polpette di ricordi
mi ritrovo a fare,
li do da mangiare
agli animali!
Povere bestie,
curiosa sto a guardare:
sopravviveranno?


LA MIA GUERRA

LA MIA GUERRA

traggo le somme
della mia vita
su un pallottoliere
colorato ormai in disuso.
Erano così belli i pallottolieri!
Come le ragioni di una guerra,
i conti non tornano.
E fu una guerra,
la mia vita dico.
Quanti morti, feriti,
mutilati deportati.
Soprattutto: quante spie
gente che non mi amava
che non mi ha mai amata.
E tutti quei personaggi poi,
caleidoscopicamente uno: io.
Si sempre io.
C' è un muro diroccato lì
in quel l'angolo, dentro di me,
ricoperto di muschio,
odorante di muffa stantia
come gli agrumi marci,
e quanti topi:
trappole non ne ho messe e adesso
è invaso, rosicchiato.
Vivo ora di quei miei topi
e i miei topi vivono di me:
niente facili catarsi.
La mia guerra l'hanno vinta loro!

NOTTE D'ESTATE



Notte d'estate

Era una notte d'estate.
Calda era la mia coscienza,
di tramonti infuocati
di meduse in mare,
di alghe sugli scogli,
di bacche, di germogli.

Stavo intontita
così senza guardare,
ad occhi chiusi,
senza nemmeno la forza di ascoltare.

Quando pian piano da lì,
dal fondo nero
qualcosa emerse,
prese consistenza,
si fece strada
tra il sudore e il sale:
era la mia esistenza.

Dovetti stropicciare gli occhi
per vederla.

Pronunciai parole
pugnalate dal silenzio
agitai sospiri insanguinati
da lamenti
così la vidi da me venir fuori
come parto doloroso,
come sagoma oscura e forte
che pretendeva
il mio passato e ogni altra cosa.

Sulla sua nuca tesseva fili
morte





giovedì 26 maggio 2016

LA DANZA

LA DANZA

Vorrei portarti a me
e avrò me in te.
C'è qualcosa fuori?
Oltre noi, intendo?
Sì, un' attesa infinita,
una ricerca.
Accostamento,
intreccio lieve,
costante,
e poi vaga distanza.
Ecco, è una danza.
Una melodia dell' alternanza.
La danzeremo insieme
nell'ascolto di un suono
dalle molti voci,
di una voce
dai molti suoni
che tarda, ancora e sempre
ad arrivare,
che tarda, ancora e sempre
ad appagare.
Tu vuoi portarmi a te
e avrò te in me.
Per un tempo.
Un tempo nostro,
forse inesistente:
quello del miraggio
della nostra piccola,
immensa verità
che oggi per noi,
solo per noi
si fa "Presente".

LA SACCOCCIA DEL TEMPO

LA SACCOCCIA DEL TEMPO


La mia saccoccia del tempo
è quasi vuota.
La riempì generosamente,
senza badare a spese
quell' Ora quando nacqui.
Passava da lì quasi per caso
e me ne fece dono.
Da un personaggio strano
stralunato,
si comprò anche un cuore
per misurar le ore.
Senza tempo però era
quel cuore.
Aveva fretta sì, ma a modo suo,
non ci fu verso di farlo funzionare
in base a battiti da misurare.

E vennero le foglie:
prima verdi, poi gialle,
ancora verdi, poi sempre più gialle...
E caddero sul prato
La saccoccia del tempo adesso
è quasi vuota
E il cuore? Stupido illuso,
viaggia sempre contro orario.
E sta male.
Ma la garanzia è scaduta,
non si può più cambiare.
Pateticamente,
chiede perdono al tempo
che incurante,
gli volta le spalle e... lascia fare.








Da una coscienza nasce un'esistenza?
Pensavo fosse il contrario
e invece io viaggiavo contra orario:
abbarbicata al pensiero, esistevo



Era stracolma e straripante
Non si chiudeva, quasi.
Non sapevo dove metterlo.
Invadeva tutto
il mio giardino
Una scritta davanti:
"ATTENTA ALL'USO"


VITTIMA D'AMORE




VITTIMA D'AMORE

Taglio adesso la vena
ai miei pensieri.
Li vedo scendere
come sangue a fiotti,
precipitarsi
fuori di me: su te.
Non posso fermarli.
Come giovin delfino
in mezzo ai flutti
tu salti tra essi
giocherellone audace
E li bevi
assetato.
E tu anneghi,
tuffandotici dentro,
sommerso,
senza scampo.
Felice vittima
d'amore io per te,
di te s-pensierata!

E beata sorrido.


martedì 24 maggio 2016

A MARCO PANNELLA



 A MARCO PANNELLA


Un uomo con un coltello
ha aggredito
dei passeggeri
alla stazione.
La lama di quel coltello
era il dolore.
Sangue si sparse
e il mondo ne fu pieno.
Qualcuno gridò per lo spavento.
Altri pensarono sollevati:
meno male che.. non me!
Altri ancora indaffarati continuarono
la via: quella, senza uscita,
che dal dolore altrui
porta distanti,
quella del non voltarsi indietro
dell'andare, indifferenti,
sempre inutilmente avanti.
Un altro uomo s' infilo
di soppiatto nella mischia.
Voleva guardare in faccia
l'assassino.
Gli sfiorò la mano,
era tutta insanguinata.
Lo guardò negli occhi
vide le sue lacrime cadere
su quel sangue,
sul suo dolore
sulla sua impotenza,
sulla mancanza d'amore.
L' altro uomo abbassò gli occhi
e pianse

PENSIERO SOLO




PENSIERO SOLO


Svetta come un razzo
il mio pensiero.
Trapassa il velo
del tempio
che fu nostro.
Tu lo riconosci,
con te sempre
ha parlato,
travolto,
sconvolto
dal tuo desiderio.
Ora lasci che vada,
lo contempli assente,
non ti dice più nulla!
Pensiero solo, adesso,
travolto,
sconvolto
dalla tua indifferenza,
getta le sue mille braccia
ad afferrar Nessuno,
a strappargli quel velo:
che si mostri!
Pensiero solo adesso.
Nessuno lo intercetta
gli getta una manciata
bugiarda di parole
poi lo dà in pasto
ai miei cani laggiù
in spasmodica attesa:
ai mastini della memoria


LA VESTE DEL TEMPO




LA VESTE DEL TEMPO

Non potrei ora cessare di sognare
pallide mani indaffarate
a ricamare il tempo,
dita nervose, affusolate,
svelte ad acconciarlo
come una veste da indossare.

Segno di te, anticipando l'oggi,
sopraggiunge sempre
come un tuono
squarciante la membrana
del mio suono
e mi fa nuova e bella
ad ogni istante
nel timore e nel coraggio.

Non chieder nulla,
no, non domandare!
Non saprei cosa dire.

Porgimi quella veste
pronunciando il mio nome
A chi appartiene?
Ecco la indosseremo insieme
ce ne faremo scudo,
ci segnerà per sempre
come stirpe d'amore.

Le foglie amare
trapasseranno gli inferi,
li inabisseranno
nel mare dei tuoi occhi,
se l'albero cui mi appendi
è quello che ora poggi su me:
è quello del tuo sguardo.

lunedì 23 maggio 2016

BACIARTI




BACIARTI


Baciarti il viso,
il collo e le tue labbra.
Pettinano le mie parole
i tuoi capelli, stringono
le tue ciocche ribelli.
Da un'anima sperduta
nascosta in lontananza
vieni ad incontrare
il lago caldo
della mia speranza.
Amico dolce sei
della mia sete
d'amore
e non ti basta
la goccia infinita
di rugiada amante
che poggia luccicante
sul palmo della mia attesa
di te.
Assetato,
di più
tu vuoi del mare e
della pioggia.
Col tuo sguardo animato
d'ogni impudica sete,
dischiudi la tua bocca
al bacio
e t'offri a me:
più si sazia la sete
e più pretende...








IL SOGNO DEL POETA




IL SOGNO DEL POETA

Ripeto a me il tuo sogno.
Appeso a una radice,
lentamente scompari
dentro l'ombra
e quell' ebbrezza
che era in te speranza
spezza ora il suo calice
senza tenerezza.
Risucchiato tu sei
da male oscuro
come chi chiede amore,
ma accettare anche lieve una carezza
trova duro
perché su di lui frana
di disperata, inutile coscienza
un muro.
Ripeto a me il tuo sogno:
vorresti oltre te volare,
per andare a cercare
angeli vagabondi
da abbracciare
in sconfinate alture,
e far giacere
nei territori immensi
del tuo cuore
e incontri invece solo
il tuo dolore.
Ripeto a me il tuo sogno.
Una parola ancora:
continualo a sognare.
regalalo a chi ami e...
dalla tua pena
non ti lasciar svegliare.



venerdì 20 maggio 2016

OLTRE ME

E io subito amai
quel tavolo di formica
di cui non sapevo nulla
Vi giacevano sparsi in vario modo
le copie del mio libro
Bramavano di catturar lo sguardo
e cambiavano posizione,
irrequiete, si alternavano,
ora sopra, ora sotto
dimentiche di essere
tutte eguali.
E io subito amai
quel tavolo di formica.
"L' oltre me" faceva
bella mostra di sé,
finalmente oltre me.




LA COLTRE INUTILE


LA COLTRE INUTILE

E inutile coltre, gelida,
fu nel mio sole,
quando il tuo sguardo
parlante
oltrepassò indifferente
la mia anima
come fosse un ponte
sul nulla.
Taciturni sorrisi
smorzarono parole,
rotolando oltre me,
sontuosamente avvolti
in un' ora dolce,
non più mia.
E la tua calda coltre
abbandonò la stanza
sorvolando
ogni mio desiderio.
Rimasi sola,
rotte le ossa della mia pelle.
Dietro la porta della mia vita,
ricordando,
desiderio ancora
ma di morte.


giovedì 19 maggio 2016

IDILLIO

IDILLIO

In me qualcosa di perduto
incrociò un giorno
qualcosa di trovato.
E la memoria
salutò il cuore.


mercoledì 18 maggio 2016

IL POETA (in dialogo con MARINO MONTI)

IL POETA:
in dialogo con MARINO MONTI

Le foglie di quel tiglio
non si lasciavano toccare:
non ora, non ancora!
Nella sua mente
il vento le sfiorava,
la pioggia le bagnava,
in autunno cadevano
e tutto era normale.
Ma solo nella sua mente,
là, tra le nubi, dove le aveva messe
il suo sogno mai sognato,
solo in un universo parallelo
disegnato.
Per questo non si lasciavano toccare,
né l' amore né il dolore
le potevano sfiorare,
non ora, non ancora.
E lui soffriva:
soffriva la loro invitante assenza,
la loro strana e sorda trasparenza.
Soffriva insomma
di non poter soffrire
per le sue foglie al vento
e alle tempeste
Per loro certo,
sarebbe valsa anche la pena di morire.
E diceva: "io vorrei cose
che non esistono,
fare cose che non si possono fare,
essere in un modo che non si può.
In parole povere
vorrei piangere un poco"
Ma non aveva dove piangere.
E sorrise

PASQUA


PASQUA


Parola, ritorno a te
dal profondo.
Mi sollevasti dal nulla,
dai sassi tra le rocce,
dove appena un segmento di me
si apriva.
Libertà cercavo
lancinante,
petrosa
sanguinante.
Balbettavo soltanto,
morte aspettative,
sepolte certezze,
spenta ogni amata voce.
Libertà promettevi,
nel miraggio:
limpida,
pura,
eterna.
Rintocchi di campane
al passaggio
nel verde sconfinato
E fu il tuo suono.
S'arrovesciò
oltre me.
E il salto.
E fu Parola

ASCOLTA

ASCOLTA

Pronuncerò le tue parole.
Le bisbiglierò sulla tua mano
che ora tocca,
accarezzandolo,
il mio viso.
Troverai conforto?
Non so!
Schiacciando
mandorle amare tra i denti,
ad occhi asciutti,
masticherai, tremando,
la terra
che lacrima le tue lacrime:
una sola, infinita, antica,
cerca la tua fatica.

AL MERCATINO

                                                SI VENDE!

Voglio mettere in vendita
 i miei sospiri,
 con la chiave
 del loro lucchetto,
 per disfarmene..
 Sono inutili i sospiri.

                                               
                                               SI VENDE!

Voglio mettere in vendita
le mie lacrime.
Non riesco a piangerle.
Stanno lì nel portamonete
con gli spiccioli.                                                  
Se non le vendo
finirò col perderle.


Vorrei vendere anche
il mio coraggio.
Ma è così poco e stanco:
non mi darebbero niente

                                                    e allora:

                                             CORAGGIO!

domenica 15 maggio 2016

LA POESIA VUOTA









LA POESIA VUOTA
(esperimento di poesia visiva)

Il significato
si nascose bene
nel significante
Il significante
si dissolse tutto
nel significato.
Il verso si trasformò
in un punto
.
In mezzo nulla.
Nulla scrisse il poeta
e la poesia
rimase vuota.
Ognuno adesso può
scriverla.

IL SACCO ROTTO

IL SACCO ROTTO

Rotto è il sacco dei ricordi
lo riempio e si svuota.
Lo lancio in aria
rotola su se stesso,
lo appendo alla mia croce
vi sbircio dentro
indiscreta.
Meglio no,
meglio non guardare:
dentro di esso
potrei perdermi
e, ma è lo stesso,
ritrovarmi altrove.

Mentre tu, calmo
alla scrivania,
inutilmente
cerchi
di tracciare un promemoria
sul foglio bianco, iridescente
della vita
e, ma è lo stesso,
su quello trasparente
della morte.

LASCIA CHE IO

Lascia che io per te
non abbia età,
lasciami nel tuo sogno
Lascia che io per te
non abbia voce
lasciami tra le note
della musica bella che suonava
mentre il tuo desiderio
mi avvolgeva

Lascia che la mia pelle
abbia il profumo
di quell'alba fresca
e dolce,
voluttuosa
che per entrambi era tinta di rosa.
Quasi solo un sovrano potesse entrarvi dentro
per cogliere come primizia
quel momento

Lasciami dietro il velo del ricordo
Giovane e bella come una fanciulla
Quando incendiavi il sole al tuo apparire
ed io arrossivo al tuo adorato ardire
Il nostro desiderio non era un gioco
Ci marchiava le viscere col fuoco

Lascia che io scompaia dalla tua mente,
che riappaia poi improvvisamente
Lascia che la mia sagoma continui
a proiettarti oltre i tuoi confini
e ti rilanci con rinnovato ardore dentro
l' altra tua realtà di sognatore







sabato 14 maggio 2016

POESIA D'AMORE

POESIA D'AMORE

Dove nascesti?
Nella mia incapacità d' amare, forse?
Attraversasti l'universo vuoto,
il senso del nulla
se il nulla ha un senso.
Ed apparisti
Trascinavi le montagne
dei "perché",
col tuo solo sguardo,
le umiliavi
mettendole ai miei piedi:
non c'era più un perché,
c'eri soltanto tu.
Quel che mi desti
mi sedusse,
fece di me qualcosa di migliore:
un immenso reame dentro me
che subito si popolò di te.
Come quando di te
stando a sognare, mentre
ti dormo ammarmellata al petto
assaporo terribili dolcezze:
il mio regno è lì,
dentro il tuo letto.

IL PETTIROSSO



Il richiamo della vita
mi raggiunge
col pettirosso muto
nel giardino.
La sua voglia nuda
di canto
è passione:
rapida mi attraversa
come l'eco i monti
e la mia pelle squarcia.

Lascia che io apra
uno spiraglio
in quella porta
e col tuo sguardo
di me assetato
penetri il mistero:

tra le fronde
dell'anima mia,
tra le fronde
dell'anima del mondo,
intravedo
l'infinito

venerdì 13 maggio 2016

IL TRIBUNALE DELLE BEFFE

IL TRIBUNALE DELLE BEFFE

Tutti i miei anni
Erano lì a guatare
il vuoto di me
pronto a parlare.

Si guardavano l'un l'altro
un po' in cagnesco,
ma qualcuno ogni tanto
faceva, di soppiatto,
un sorrisino complice al vicino.

Mi volevo con loro confessare,
ma non avevo
da dove cominciare.
Anche i miei sensi
spalancati su me,
erano pieni d'occhi:
pubblici accusatori!

"Infingarda, che hai fatto
della vita, tu che l'hai avuta
ma non l'hai vissuta?"

Questo il reato.
Inutile portare te a mia discolpa.
Tu non c'eri,
non c'eri mai stato!

"Te ne pentirai fino al
giorno della tua morte,
se mai campassi tanto!"
Ecco il verdetto.

Non lasciai pronunciare
la sentenza: fuggii
con l'aiuto di una gamba levata.
In contumacia e senza appello
sono stata condannata.


FUORITEMPO



FUORITEMPO

E venne un tempo
Non so se io c'ero,
ma c'eri tu.
Era un tempo leggero
sorvolava il pensiero
mi cercava,
dentro di me le sue radici desiderava
poi le affondava.  
Mi manchi!
Mi manca il tempo o tu?
Mi manca il tempo che vorresti ora di me.
Mi manca il tempo che avrei ora di te
Tempo di te, tempo di me
disattesi, perduti!
Castigherò il mio
cuore testardo,
basterà un'occhiata
al tuo orgoglioso sguardo.
Il mio tempo adesso è breve,
rapido come un lampo.
Ogni minuto e il giorno sono preziosi
ma inutilmente.
Perché non mi hai aspettato?
Perché sei andato via?
Perché sei ritornato?
Sciolgo i capelli nel deserto
delle tue mani
Tu devi salvarmi
dal mio desiderio!
Allontanami il tempo:
ormai è tardi

E ANCOR NON BASTA

E ANCOR NON BASTA

Il discorso non si chiude qui!
Qui certo s'apre.
Amai, strappandomi
i capelli tra le mani
per non calmare nulla.
Ero tutta vagina e desiderio.
Preda dominatrice di pensiero
audace.
Di attraversamenti gloriosi
mistica fornace.
E ancor non basta!

giovedì 12 maggio 2016

TORTURA

Tira, afferra, acchiappa
allaccia, stringi, avvolgi,
strappa.
Queste le corde a me:
ch'io mi taccia.
A pali conficcati
dentro i seni
sono avvinte.
Bavaglio sulla bocca
con cerotti avvilenti
a togliere il respiro:
ch'io mi taccia.
E mi sovviene d' un tempo,
d'un sorriso, di un tu
del suo viso: balenio ingannatore
d' improvviso.
Poi più nulla.
Radicati quei pali
dentro me, nel mio ancestrale
pozzo di incespicanti memorie.
Ahhhh quelle corde,
è una tortura
senza misericordia.
Ora è lei, la tortura
che di sé ha paura.
Da me solo un sibilo
esausto, paradossale.
Attraversa il mio inquieto,
limitato, infinito.
Prima del mio silenzio:
si, ch'io mi taccia!

LA MASCHERA





LA MASCHERA
Viaggio a ritroso
in un tempo
che non mi appartiene .
Di chi sia non so.
Cerco una vita
che non mi fu data,
ma che doveva essere
la mia.
Chi ha preso la mia vita?
Che ne ha fatto?
Chi ha sofferto
il mio dolore?
Chi ha gioito
col mio cuore?
E tu chi hai amato
quando amavi me?
E chi ti ha amato
quando ho amato te?
Eppur fu vero!
Trovo solo una maschera
sudata di cartapesta,
una maschera usata.
Qualcuno l'ha indossata
e ha lasciato la traccia
di una lacrima spezzata,
di un sorriso affaticato
come da gran tormento
e uno strappo sul viso.
Che strano simulacro
ormai non potrà più essere adattato:
anche l'elastico nero dietro la testa

s' è spezzato.

ALLEGRIA


ALLEGRIA

Prima ancora che nascessi
il nulla mi adottò testardo
Se m'avesse conosciuta
forse non l'avrebbe fatto!

martedì 10 maggio 2016

Il MIO ALTRO

IL MIO ALTRO

Giorno e parole
notte e silenzi
sole e colore
luna e chiarore
quel che resta di me
senza voltarsi
vi lascia andare.
Intravidi un altro di me signore,
d'un balzo saltai quegli steccati
per raggiungerlo.
Ma lui corse più di me
mi sfuggì
e io piansi.
Però ora so che c'è.
Gioia e calore
freddo e dolore
sangue e paura
abbandono e cura
quel che resta di me
senza voltarsi
vi lascia andare.
Il mio altro mi cerca
mi fruga dentro
urgente,
devo farmi trovare.
In lui è il mio perdono
e poi ancora, finalmente,
come stella che cade
dal suo sorriso,
mi lascerò incenerire

L'ANIMA DI CERA



L'ANIMA DI CERA


Cerco un'anima
e sorda pena m'assale
C'è forse chi può prestarmene una?
La mia si è sciolta al sole caldo
di un antico Agosto,
Era un'anima di cera,
aveva la forma
della mia gioventù,
di ridenti carezze, di freschezze.
Sedevamo insieme
sul pozzo dove si posano
effimere impressioni,
dove, come colombe,
volano passeggere
e dolci le illusioni.
Era sulla mia pelle
e il sole del tempo,
l'ha liquefatta con il suo calore.
Creditrice d'amore,
senz'anima ora vago e senza cuore
Resta un singhiozzo
ad abitarmi in gola:
gracida come rana.
E' freddo intorno,
ulula il vento:
sono sola.












sabato 7 maggio 2016

MATERNITA'






MATERNITA'


Ho invitato le foglie del bosco
ad una festa
passavo da lì quel mattino
per la sera attendevo
il mio bambino.

E lui nacque.
Vagiva tutto rosso, allarmato
non capiva cosa gli fosse capitato
Lo chiamai "Nessuno" come suo padre
e il nonno.
Poi lo lasciai,
avevo altro da fare.

E vennero le foglie,
le invitate.
Lo presero con sè.
Sui castelli degli alberi
lo fecero crescere felice.

Non seppe mai
che ero io sua madre.
Di questo mi ringraziò
sempre.

venerdì 6 maggio 2016

BAMBOLA DI PAGLIA



BAMBOLA DI PAGLIA

Amore che si rompe,
             amore che si incolla
amor che si trastulla
        e poi che invecchia

Tu sai: adesso non è più come allora
Voltati indietro
                     guarda:
sei sdraiata nel prato,
        gonfia la gonna al vento
e le sue mani dentro.

        Bambola di paglia:
lui accende un fiammifero
          e ti infiamma.
Prendi fuoco al suo tocco
                 e non ti spegne.

Lascia che ti consumi
          lentamente.
La cenere d'amore
              disperderà in campagna
E l'orologio gira
e gira
      mentre la notte avanza

Amore ch'è finito
              eppur continua:
che nulla sia perduto
        di quell'ora.
Il prato ormai invecchiato
             segna la tua sagoma ancora.

Amore che si rompe,
              amore che si incolla
           amor che si trastulla
amore che s'immola

UNA SERA

UNA SERA

Volevo una sera per amarti
ed il vento per parlarti.
del mio amore
Volevo le parole della pioggia
quando scendeva
sul tuo impermeabile chiuso
e i miei capelli
grondavano
tra le tue braccia
e le tue labbra.
E la tua mano cercava,
cercava, cercava...
Avrai di me il tuo sguardo,
su di me.
Avrò la tua pelle profumata
sul mio viso,
sotto la pioggia
di quella sera.
Avrò di te
il ricordo che hai di me;
mi inseguirà,
lo inseguirò.
E questo basta.
L' intera vita
non sarebbe bastata.
Che ci avrei fatto
di una vita intera?

giovedì 5 maggio 2016

MALAUGURATAMENTE OGGI (dedicata a Giulio Regeni)

Esiste un uomo?
Ditemi, amici, vi supplico,
esiste ancora un uomo?
Chi sono io? Chi siete voi?
Abbiamo ancora qualcosa di umano
in noi?  
Tagliamo teste, torturiamo,
finanziamo armi, uccidiamo,
raccogliamo odio,
lo confezioniamo per offrirlo
in pillole o lo liofilizziamo.
Io non vi voglio, io non mi voglio.
Ma arrivo sempre dopo di me,
quando, già venduta,
per i miei complici,
indifferenti silenzi,
qualcuno mi ha comprato
e, mio malgrado, non mi ha cestinato.
Pazzo, inutile, maledetto cuore,
sopravvissuto all'orrore,
cosa attendi per non scoppiare,
cosa attendi per non maledire?

PERCHE'



PERCHE'


Perché?
Timida e lancinante,
ricorrente,
urgente,
affonda la domanda
improrogabilmente
negli abissi del Non-so.
Lì si dimena
come prigioniera
che catturata, soffocata,
torturata, e infine messa a morte,
evade
verso me, verso te,
verso chi vita pretende
come me e come te.
La sentiamo a pelle,
ci corrode a sangue,
si annoda malcelata
nelle nostre movenze,
nelle parole inutilmente spese,
in tutte le sofferenze.
E lì, nel dolore sordo
precipita irruente
e annaspa dentro il suo tragico
Non-so.



mercoledì 4 maggio 2016

(NON) SENSO: Una suggestione surrealista

(NON) SENSO
una suggestione surrealista

Ho sognato che un mio vecchio ombrello
quello azzurro, rotto, e poverello
sbucciava piangendo mezza cipolla
in una stanza con pareti a molla
Il mio occhio destro girava per la testa
era allegro e pronto a far gran festa
Quello sinistro era nel forno
e non finiva di guardarsi attorno 
Un braccio stava al posto di una gamba
stava storto, a ballare la samba
L’altro pietoso lo rifocillava
tra le mani mettendogli una clava
Le lunghe gambe poi non ne parliamo
avevano saltato il corrimano
facevan da lancette a un orologio
puntando verso Ambrogio, il cane mogio 
Sulla bocca c’era il solito orecchio
beveva il suon prima che fosse vecchio
L’ altro non sapeva dove andare
Cercava un pianoforte da suonare
Di nasi non ne avevo più uno solo
erano tre, pronti a spiccare il volo
per... non sapevano bene quale meta
volevano odorare della feta
C’era qualcosa da riordinare
In questo tutto un po’ particolare?
Oppure se era tutto già al suo posto
non c’era nulla da mandare arrosto? 



LE TUE MANI FANNO IL NIDO

LE TUE MANI FANNO IL NIDO

Le tue mani fanno il nido
sui miei seni.
Guarda è tepore: viene a me la notte
e tu vieni con lei.
Da sperduti orizzonti,
dal tremulo vagare dei tuoi passi
su e giù per il tempo,
da sofferti pensieri,
da malcelati affanni,
le tue speranze porti e i desideri.
E' l'ora tua. E' la mia.

Le tue mani fanno il nido
sui miei seni.
Ti hanno abbarbicato altrove
lungo aspri sentieri
nel sudore
ed ora a sera, accoccolate
preparano l'amore.
Vi poggi dentro il viso
mentre taci, dentro vi raccogli
tutto: sudore e baci.

Le tue mani fanno il nido
sui miei seni,
Li accostano l' un l' altro
dolcemente e poi via via
sempre più intensamente.
Depongono calore
covano l'alba del nuovo giorno:
sorgerà nell'anima
dentro un altro sole!







martedì 3 maggio 2016

CONTROVENTO



CONTROVENTO


Ti ho voluto mio
contro tutto e tutti,
contro me stessa,
quasi lo potessi:
sfogliavo i tuoi pensieri
a scegliere i più belli
come lamine d'oro
da intrecciare ai capelli.
Il vento scompigliava
il nostro amore:
invidioso,
ne faceva tempesta,
lo atterriva
lo sbatteva sui tronchi
di una vita dura
tra rovi e sassi,
lo esponeva ad ogni arsura.
La sua immaginazione
non gli dava pace,
esacerbato,
attraversava il tempo
ma io ero più audace.
E ti volevo mio
contro la sua rabbia
e il mio dolore.
Il vento lo sapeva
che ti volevo sposo
e reagiva violento:
era geloso.